martedì 18 ottobre 2011

Hudson Mohawke - "Satin Panthers"

Lecca-lecca acidi a forma di piede che si succhiano con le orecchie

2011

Giuro che quando lo vidi dal vivo la prima volta l'effetto fu davvero strano, quasi comico: il produttore hip-hop di Glasgow più phresh del bigonzo (a partire dal nickname tamarro col turbo) non poteva essere veramente un ragazzino cicciottello in magliettazza bianca e bermuda! Potere alchemico della musica: uno sfigatello, probabilmente Twix dipendente, con goffe pose da street incredibility che nel mondo reale non si cagherebbe nessuna, non solo aveva delle smandrappone che salivano sul suo palco e lo distraevano flashando le tette a manetta mentre dj-settava, ma riusciva anche a far ballare di gusto una grossa platea di trucidoni in pantaloni XXL, catenazze e anfibi senza dover usare manco per un secondo la cassa diritta.
In realtà, a una più attenta analisi la musica grossa e grassa di Hudson Mohawke (all'anagrafe Ross Birchard) tradisce una certa nerdaggine drogata: è stradaiola solo sulla superficie mentre sotto è un miscuglio di gelatina traballante, dolcissima e piena di coloranti di quelli che tutte le mamme dicono che fanno malissimo anche se non riesci a capire bene che sintomi possano provocare, ma di certo in cuor tuo sai bene che non possono di certo essere salutari col loro aspetto chimicissimo
Se volete provare un'overdose di kitschume estremo vi consiglio di provare direttamente l'album "Butter": sperimentale, gommoso, lisergico e succosamente nauseabondo. Se invece non vi sentite ancora pronti, questo recente EP ("pantere di raso") è più facile e ballabile ma lo stesso provoca quell'effetto psichedelicamente maranza che solo la visione di una Lamborghini Gallardo color viola elettrico che si schianta nella campagna scozzese sa dare.


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