America Addio? Ciao core!
2010
Si fa presto a dire "waddafuk?!?" ma questi America Addio - nome che, pensate un po', nella nostra lingua si traduce come "America Addio" - non si fermano al primo "ooooh" di stupore. Innanzitutto per la prima volta non so appioppare un'etichetta univoca alla loro musica e Iddio sa quanto adori appioppare etichette univoche anche se chilometriche. Posso provare a dire una cosa tipo "gli America Addio (che in realtà sono una one-man-band) prendono l'alternative rock degli anni '90 o forse degli anni '80 o forse quello degli anni '00 o forse il pop-punk, tolgono le chitarre e ci mettono tonnellate di pompose trombe sintetiche e condiscono con copiose spruzzate di tastiere MIDI, mentre la voce viene effettata all'estremo per farla suonare come quella di un asiatico ritardato, di un mongolo mongoloide". Ma questa descrizione varrebbe solo per le prime 2-3 canzoni. Nelle altre c'è davvero di tutto: synth-pop trasfigurato, prog-rock sbronzo, new-rave inacidito, pianoforti, xilofoni, campanelle, organi da chiesa e pure un'azzeccata cover di "In The Year 2525".
I riferimenti più vicini che mi sovvengono sono i nostrani Drink To Me e gli Everything Everything: due gruppi già abbastanza indescrivibili.
Ma ciò che veramente conta in "Cotton Kingdom" è la ricerca dei timbri elettronici: sono i suoni stralunati e gommosi, accuratamente selezionati, dei synth e delle drum-machine che riescono a trasformare un potenziale grigio disco sperimentale in un disco kitsch-pop di 11 audio-caramelle Fruit Joy a cui resistere non puoi (devi devi devi auscultar).
America Arrivederci A Presto
(con l'acquisto l'intero ricavato andrà in beneficenza)
Nessun commento:
Posta un commento