Plettri e proiettili
2009
Miranda Lambert (classe 1983), a dispetto del suo aspetto luccicante da bella figliola è una vera cow-girl. Texana, figlia di un investigatore privato, imbraccò il fucile prima della chitarra e da piccina si dilettava sadicamente nella caccia al cervo: avid deer hunter testuali paroli sulla sua pagina di Wikipedia. La svolta nella vita della giovane Miranda avvenne quando, a 9 anni, i suoi genitori la portarono a vedere un concerto del famosissimo (ehm) cantante Garth Brooks il quale la fece innamorare della musica country. Così, il padre cominciò a scrivere canzoni da farle cantare presso concorsi simili a quelli dove andava Britney Spears ma a misura di bovaro e nei ristoranti (probabilmente bisteccherie da cow-boy dove servono bistecche alla fiorentina alte quattro dita ripiene di bacon, cipolle e salsa tabasco). Graziosa com'è non poteva sfuggire ai tarchiati produttori di musica country, perciò a soli 18 anni la nostra Miranda si trovò già con suo primo disco in vendita nei wal-mart sulla statale.
Questo "Revolution" è il suo quarto disco e di rivoluzionario non ha un bel nulla. Semmai si tratta di godibilissimo country-pop minuziosamente prodotto che va giù nel condotto auricolare come una Miller appena stappata scivola nel gargarozzo. La voce della Lambert è molto tosta e arrapante e i testi sono incazzosi, spesso involontariamente divertenti per il loro spirito campagnolo naïf specie quando ribadiscono il suo amore per le armi (con titoli come "Time To Get A Gun"), per la birra e le sigarette. In particolare ho trovato abbastanza divertente quando in "Heart Like Mine" dice:
"Daddy cried when he saw my tattoo
But said he loved me anyway"
But said he loved me anyway"
Il tatuaggio in questione si può vedere in copertina (indovinate cosa rappresenta).
Alla fine "Revolution" è un disco sincero, suonato con passione. Una roba che nell'80% delle pretenziose uscite indie trovate in dosi omeopatiche. Da ascoltare almeno una volta al mese a stomaco pieno, di birra e noccioline.
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