Diobono come pompa 'sto BBBBBZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
2009
I comuni mortali di norma non hanno mai sentito parlare della "drone music".
"Per fortuna!" mi verrebbe da dire, a volte. La drone music non ha nulla a che vedere con le più avanzate tecnologie belliche bensì drone è l'inglese per "bordone", un termine che serve a indicare la ripetizione continua di una nota che può durare anche per l'intera durata di una composizione. Detta così fa un po' paura: ebbene abbiatene. Utilizzato in passato principalmente per musiche d'avanguardia, il drone è diventato un vero e proprio genere nel 1992 con "Earth 2" dei pionieri Earth. Un disco mostruoso e rivoluzionario: 3 brani della durata media di 20 minuti in cui si sentono solo vibrazioni profondissime, ronzii e peti ultrasonici emessi da chitarre elettriche sbrindellate e agitate davanti a muri di amplificatori. La cosa che ci va più vicino è il rumore dei clacson della gente che va a lavorare misto a quello dei martellamenti dei lavori in corso che senti giù in strada mentre sei ancora a letto col mal di testa perché la sera prima hai sgomitazzato di brutto. Una non-musica ambient che non sa cosa sia la melodia: un'ottima colonna sonora per un post-indigestionedimedicinaliscaduti e per far addormentare i vostri bimbi (affinché non si risveglino mai più).
"Per fortuna!" mi verrebbe da dire, a volte. La drone music non ha nulla a che vedere con le più avanzate tecnologie belliche bensì drone è l'inglese per "bordone", un termine che serve a indicare la ripetizione continua di una nota che può durare anche per l'intera durata di una composizione. Detta così fa un po' paura: ebbene abbiatene. Utilizzato in passato principalmente per musiche d'avanguardia, il drone è diventato un vero e proprio genere nel 1992 con "Earth 2" dei pionieri Earth. Un disco mostruoso e rivoluzionario: 3 brani della durata media di 20 minuti in cui si sentono solo vibrazioni profondissime, ronzii e peti ultrasonici emessi da chitarre elettriche sbrindellate e agitate davanti a muri di amplificatori. La cosa che ci va più vicino è il rumore dei clacson della gente che va a lavorare misto a quello dei martellamenti dei lavori in corso che senti giù in strada mentre sei ancora a letto col mal di testa perché la sera prima hai sgomitazzato di brutto. Una non-musica ambient che non sa cosa sia la melodia: un'ottima colonna sonora per un post-indigestionedimedicinaliscaduti e per far addormentare i vostri bimbi (affinché non si risveglino mai più).
Finalmente nel 2009 l'incubo è finito: sono arrivati i bristoliani Fuck Buttons che, col loro secondo album (il primo è sempre abbastanza inquietante), hanno reso i droni colorati e sbrilluccicosi. E soprattutto ballabili grazie alla produzione del dj Andrew Weatherhall. È bastato mettere un po' di cassa dritta, qualche accenno di melodia e un paio di variazioni progressive sotto la valanga di mega-riverberi e tutto è diventato d'un tratto più arioso e sognante. La sensazione che si prova ascoltando i brusii tonanti di "Tarot Sport" è la stessa che avrebbe provato Dorothy mentre la sua casa veniva sparata nella ionosfera da un tornado se lei fosse stata un attimo più autoironica, ottimista e propensa al divertimento.
Fresco, stordente e appiccicoso come un tuffo in una piscina piena di grattachecca alla menta, questo disco è l'ideale per il vostro lettore mp3 quando andate in spiaggia a rosolarvi fino alle allucinazioni. Anche se sarebbe meglio farlo sparare dalle casse hi-fi del vostro stabilimento al posto di "Danza Kuduro".
Non ho mai ascoltato un loro album per intero.Forse è giunta l'ora di farlo.
RispondiEliminaBè, sai che è? Io ce l'ho in cd e ascoltarlo in cuffia in effetti un po' smarona a meno che uno non sia perso e fuso su un asciugamano al mare. Per la cronaca, hanno fatto anche una daytrotter session abbastanza carina http://www.daytrotter.com/dt/fuck-buttons-concert/20031054-3738224.html
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