mercoledì 20 luglio 2011

Major Lazer - "Guns Don't Kill People... Lazers Do"

Il suono giamaicano del 20X0 con X0 anni d'anticipo

2009

Quando Diplo e Switch se ne andarono a scorazzare per l'isola caraibica delle grosse canne e di Bob Marley con l'intenzione di esplorare la musica dancehall, i musicisti del luogo, probabilmente paranoidi per effetto dell'apprezzata erbetta, non riuscivano a vedere di buon occhio questi due nerdoni pallidi d'aspetto abbastanza metrosexual.
Facciamo un passo indietro: che cos'è la dancehall? In parole povere è "reggae che si balla" e qui qualcuno storcerà il naso e sti cazzi. Nata negli anni '70 come versione bastarda e "bassa" del reggae (ovvero niente liriche sul rastafarianesimo) si è poi evoluta fondendosi al "ragga", il reggae fatto con strumenti elettronici. Ancora non avete capito? Ve lo ricordate Sean Paul? Ecco.
Spesso la dancehall è stata criticata per la sua omofobia e per le liriche un tot misogine e violente. Tutto vero, in effetti. Fortuna che al giorno d'oggi le cose stanno vagamente cambiando e che in questo disco a parte qualche suggestione un po' porno ("You're cute, your breast's stiff and your pussy is fat/ That's why me give you cock what tough like it is a brickhut") non c'è traccia di quella robaccia.
Tornando a noi: alla fine i due nerdoni convinsero i giamaicani poiché, in fondo, non erano mica gli ultimi stronzi avendo già drogato gli album di M.I.A. con beats electropicali assurdi.
Stessa cosa fanno con il progetto Major Lazer: prendono una roba pre-esistente, sfasciano tutte le regole che la tengono assieme e ci ficcano suoni che con quella roba non c'entrano una sega. E ogni tanto pure suoni che non pensavi proprio potessero esistere. Già nella prima traccia "Hold The Line", mentre una drum-machine del XXII secolo spinge di brutto e un giamaicano snocciola rime col suo buffo-arrapante accento, si può sentire, in ordine: passi di zoccoli, una musica da spaghetti-western, Santigold, lo squillo di un cellulare, il "dling" di una cassa, una bottiglia che si rompe, lo schiocco di un bacio, un nitrito, la vibrazione di un cellulare versi di "uccelli digitali", una roba che sembra il suono di un pistola in fase di ricarica, il suono di un telefono isolato, ecc.
Un disco che corre velocissimo sulla lama del rasoio che separa lo sballo boombastico dal cattivo gusto hyperkitsch, la rivoluzione dalla dissacrazione. O lo amerete o lo odierete: comunque vi stenderà a terra come se vi foste sniffati una striscia lunga 10 metri di Bostik tagliato con Haze e Coccoina. 
Boooyaaaah!!!


P.S.: presente nel disco la ganza coproduzione dei nostrani Crookers in "Jump Up"


2 commenti:

  1. diciamo che lo spirito può essere paragonato a quello delle prime sprimentazioni dub come il pianto del figlio di lee perry. speriamo sia altrettanto bello.

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  2. In una traccia si sente un pianto auto-tuneato. Può darsi sia una citazione.

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