martedì 30 agosto 2011

Progenie Terrestre Pura - "Promo 2011"

Tripponi spaziali metallici. In italiano!

2011

E ora qualcosa di completamente diverso da SfigatIndie!
Però, fatemi prima togliere alcuni sassolini dalle scarpe che sennò non riesco a camminare oltre. 
Dei Progenie Terrestre Pura si può dire molto, tranne che abbiano fatto granché per allontanarsi dalla spirale dei clichés metallosi. Anzi ci si son tuffati quasi con tutte le scarpe. A cominciare dal nome pomposo, passando per il logo che vorrebbe sembrare accattivante ma è solo un attaccapanni, per finire con dei testi tanto evocativi quanto involontariamente demenziali (possibile che nel Metal non si riesca ad essere un po' misurati? Più narrativi e meno pseudopoetici? Boh). Ecco un esempio:
"Allevano crisalidi, capsule di vita
immortali ma immobili.
Crescono codici, respirano in serie
il tempo si ferma.
Anime si slegano dai freddi corpi
loro cercano di tenerle salde
evitare la ruggine dei chiodi del tempo
crisalidi di vita!"
Detto questo sappiate però che si tratta di meri vizi di forma, perché la sostanza c'è e spinge duro. A cominciare dai suddetti testi che sono in italiano (miracolo!) sebbene non si sentano troppo bene perché rantolati/sussurrati/salmodiati sotto densi muri chitarrosi-catarrosi. Due soli brani da 10 minuti ciascuno di atmospheric black metal (sul myspace c'è scritto anche ambient e IDM... mah) che nella loro lunghezza non annoiano mai, nonostante una cosa come "atmospheric black metal" rompa le palle già dal nome. Infatti sarebbe più consono chiamarlo "space black metal": la prima traccia omonima da inizialmente l'impressione di vagare nello spazio profondo e sconosciuto, con le sue chitarre shoegazzanti e le tastiere che generano impulsi alieni, per poi sbucare nel bel mezzo d'una tempesta di meteoriti, quando la batteria comincia a macinare mentre la voce gutturale del cantante sembra sempre di più una sorta di vento astrale mefitico. La seconda traccia è più lineare e pistonante (con due o tre riffoni niente male) ma la si ascolta lo stesso con sommo gusto.
Un bel debutto, insomma. La progenie terrestre pura promette bene e porta finalmente un po' di freschezza nella quasi monolitica scena metal (perlomeno non c'è Satana o Barbapapà in ballo) e non ha nulla da invidiare alle varie produzioni estere grazie ai suoi suoni intergalattici molto curati. Staremo a vedere. Col telescopio.


lunedì 29 agosto 2011

Jamaica - "No Problem"

"Jamaica, Jamaica, Jamaicaca'r'cazzo!"

2010

Scusate la citazione colta ma penso sia importante per controbilanciare la frivolezza del disco in questione. La Francia da un po' di tempo si è attizzata. Diciamo che dai Phoenix in poi ha trovato un bello slancio per esser quindi sparata nella ionosfera dall'avvento dei roboanti Justice.
Questi Jamaica fanno un sunto di entrambe le cose. Innanzitutto si fanno produrre da Xavier de Rosnay del sopracitato duo electro e, in secondo luogo, fanno un funk-pop fresco che deve molto alla band del marito di Sofia Coppola. "No Problem" è un disco fresco che "sbianca" e smorza l'erotismo primordiale del funk con voci frociesche, schitarrate spensierate, archi sintetici e drum-machine tirata. Il classico disco che non ha pretese di cambiarvi la vita ma che sa d'estate 12 mesi all'anno ed è sempre piacevole avere a portata di mano.


P.S.: molto simpatici i video della band. In particolare "Short And Entertaining" ospita - pensate un po' - un certo Igor Cavalera.

domenica 28 agosto 2011

araabMUZIK - "Electronic Dream"

Ehi, your trance is on my hip-hop! No, your hip-hop's on my trance!

2011

Aaaah, le meraviglie della musica elettronica. Ti svegli una mattina e qualcuno in una parte qualsiasi del mondo (che può essere pure l'italia: pe' davero, fo' real) ha inventato dei suoni nuovi luccicanti. 
A questo giro, ad esempio, la brand new shit arriva dagli States. araabMUZIK è un produttore hip-hop di origini dominican-guatemalteche che dopo diversi anni di attività sotterranea se n'è uscito fuori con questo disco prevalentemente strumentale che mischia il genere più nigga di tutti a quello più whitey che ci sia (almeno in ambito elettronico). Parlo della trance-house, genere particolarmente amato nei paesi dell'est-Europa, le cui linee ritmiche sono tradizionalmente rappresentate dalla cassa dritta, drittissima, verticale proprio. Il risultato è tanto strano quanto sorprendente: l'unione di pulsazioni elastiche (spesso dubsteppanti) a linee melodiche pianistiche ascendenti è qualcosa di lussuriosamente mai sentito prima, che probabilmente non piacerà ai fan dei rispettivi generi. Non ce lo vedo uno con baggy-jeans e Timberland ballare con gesti suadenti e sguardo sognante.
Poco importa: fra i due litiganti il terzo gode. Questa è la NOSTRA musica: esotica, potente, sudata e sfigata a un tempo.
YO! Senti com'è dreamy 'sto pezzo, Bro!


giovedì 25 agosto 2011

Flogging Molly - "Speed Of Darkness"

C'è grossa crisi

2011

Siamo nella merda, lo dice pure Napolitano. La crisi del 2008 non solo non è finita ma pare stia peggiorando di brutto. La recessione morde e il sogno di un'economia in grado di crescere all'infinito sta (finalmente?) morendo. I combustibili fossili si stanno esaurendo e non siamo ancora riusciti a integrare buone alternative ecologiche; in compenso abbiamo ridotto il pianeta a una porcilaia. Fra un po' probabilmente dovremmo dire addio ai viaggetti aerei low-cost e ai finesettimana a Parigi e a tante cosine materiali che un tempo ci sembravano quasi dovute.
Siamo nella merda, lo dicono pure i Flogging Molly.
Non mi ha mai fatto impazzire il folk irlandese (a parte i Pogues, che comunque sono un discorso a parte) ma questo disco è davvero bello e impegnato e loro li ho visti allo Sziget e quasi mi veniva da piangere per la passione che ci mettevano. I Flogging Molly vengono da Los Angeles e sono un gruppo di amici con la fissa per "la Sardegna della Gran Bretagna" (sparatemi - anche perché sono pure indipendenti, nord a parte - ma questa definizione mi faceva ridere), tant'è che il cantante cinquantenne Dave King è proprio irlandese. E nella band suona anche la moglie, violinista. 
Questo disco parla della crisi, di chi ha perso il lavoro, della nebbia che copre l'orizzonte del nostro futuro e della voglia di non sottostare alle ingiustizie dei potenti ma lo fa in modo serio, realista e ateo, e senza iperboli stucchevoli: una roba che raramente gli americani sanno fare. È un disco valido anche perché tenta di variegare l'offerta senza essere ortodossamente irish, con ballate al piano, alternanze di voci e hard-rockate gustose.
Un disco sindacalista che accompagnerà le proteste di domani. Un disco che non ha soluzioni pronte ma alimenta la rabbia e la speranza nei confronti dell'umanità e la coscienza che con la disciplina, il buon senso, la generosità e la dignità è possibile non mandare totalmente a puttane questo mondo.

"We don't want your pity we just want a job, yeah"


mercoledì 24 agosto 2011

Yuppie Flu - "Toast Masters"

Rock per gente col cuore morbido come una caramella mou

2005

Avete presente quei ragazzi un po' gracili, timidi e delicati? Quei ragazzi introversi, sotto i cui occhiali si nasconde uno sguardo da cane bastonato? Quei ragazzi ipersensibbbili, che amano gli animali e i bambini e la natura e si commuovono coi film tristanzuoli e hanno una parola buona per tutti. Quelli che aiutano le signore anziane ad attraversare la strada e che mettono allegria quando sorridono e suscitano solidarietà quando hanno il viso mesto.
Avete presente queste dolci checchine (senza offesa per le vere checchine omosessuali. Loro son molto più virili)?
Avete presente i ragazzi come voi, cari lettori di SfigatIndie?
Avete presente i ragazzi che vi piacciono tanto e che nella vostra mente vi fanno digitare cose come *__* o <3 o persino :3, care lettrici di SfigatIndie?
(che poi sappiamo tutti che alla fine non vi ci mettereste mai con dei tipi così poiché, esili come sono, non sarebbero in grado di proteggervi semmai gli emissari di Erode venissero a prendere il vostro bebè... ehr)
Ecco, questo disco degli anconetani Yuppie Flu è proprio come quei ragazzi lì. È probabilmente fatto da quei ragazzi lì e sicuramente piacerà a quei ragazzi lì (cioè voi).
Trattasi di indie-pop soft come un marshmallow e guarnito con qualche tastierinuccia. Che anche se ogni tanto si arroventa con qualche chitarra distorta all'interno sempre morbido rimane. Anzi, è persino più buono. Ricordano un po' quei moscioni dei Notwist (se non li conoscete ascoltatevi l'album "Neon Golden") ma più solari e analogici. Inoltre, la pronuncia inglese è accettabile (sebbene sarebbero da picchiare per questa scelta. Ma meglio di no: si romperebbero come patatine Cric-Croc).
Davvero un disco tenero: da alternare però con un po' di Judas Priest a meno che non vogliate completare definitivamente la vostra trasformazione in omini di marzapane.


mercoledì 17 agosto 2011

Sziget Festival 2011


9-15 Agosto 2011

E come avevo già preannunciato son stato allo Sziget Festival a Budapest.
Una figata, chevvelodicoafà... Ho visto una cifra di band e goduto come un porco. E ne ho perse altrettante e rosicato come un caimano.
Ho finalmente visto per la prima volta i miei eroi Verdena e fatto una foto con Madama Verdena. Inizialmente non capivo perché tutti la idolatrassero sull'internèt, poi l'ho vista e ho capito. Mi sarebbe piaciuto esser più presentabile, senza baffi da minchione, così, giusto per chiederle di sposarmi.
Mi sarebbe piaciuto sposare anche la graziosissima Kate Nash (qui ripresa da me mentre eseguiva uno dei brani che preferisco) ma un temerario mi ha preceduto, dipingendosi il corpo con un scritta rossa "Marry me! <3": lei l'ha fatto pure salire sul palco.
Infine come spettacoloso souvenir son riuscito ad acchiappare la bacchetta che Eugene Hutz, cantante dei Gogol Bordello, ha lanciato dal palco dopo averla tenuta stretta fra i denti: dunque possiedo qualche cellula di una persona famosa. Evvai!
Un festival della madonna: ogni anno migliora sempre. Il più grande, il più lungo e il più economico (200 euro comprensivi di 6 giorni con campeggio non sono un cazzo. Per non parlare dei prezzi contenuti delle bevande alcoliche).
Scusate per il post un po' confusionario ma era giusto per dirvi di non prendere appuntamenti per il prossimo agosto. Ci si va tutti assieme: il pullmino di SfigatIndie (>_<).
Per ora, godetevi le oltre 700 foto che ho scattato in posizione privilegiata (son bravo a strisciare in mezzo a muri umani).

P.S.: diffidate degli olandesi. Sono pazzi col botto.


venerdì 5 agosto 2011

The Maccabees - "Colour It In"

Piagnucolare con brio

2007

A metà strada fra il lirismo di Maxïmo Park e l'immediatezza di Futureheads è situato il piccolo borgo dei Maccabees, uno dei luoghi meno visitati nella contea del revival post-punk. Le ragioni per la scarsa affluenza turistica sono essenzialmente due: la prima è che i Maccabees si sono insediati nella zona con almeno 2-3 anni di ritardo rispetto ai "pionieri". La seconda è che se ti fai blastare da Pitchfork poco importa quanto tu sia bravo e quanto le altre webzine ti abbiano leccaculato: nessuno ti cagherà.
Approfitto dell'occasione per esprimere l'opinione di SfigatIndie su Pitchfork: avranno anche tante cose carine da dire e da mostrare ma, per favore, prendete sempre ogni loro voto con le pinze. Anche quelli positivi, specialmente quelli positivi, soprattutto quelli col bollino "Best New Music". La verità è che a quelli di Pitchfork piace essere controversi. Sennò non ti spiegheresti uno 0.0 (ze-ro-pun-to-ze-ro!) ai Sonic Youth o un 8.6 a quello sborone di The-Dream (che mi piace, ok, ma 8.6 è un boato). Insomma su Pitchfork andateci se volete l'hype (per carità, spesso piacevole) ma per la professionalità cercate altrove.
Ritornando ai Maccabees (il cui nome è stato scelto pescando una parola a caso dalla Bibbia) dirò solo che fanno un bel indierockino tirato con canzoni ottimamente melodiche, ritornelli assassini, surplus di intensità sul finire dei brani e una bella voce piagnucolosa (che verrà poi ripresa dai simili Bombay Bicycle Club). Quello che però rende i 5 brightoniani diversi dai tanti artisti simiglianti è il coinvolgimento emotivo che generano queste canzoni corte e veloci ma dal mood tristanzuolo.
Ogni volta che premerete play sentirete un piccolo dolce buffetto sul cuore.


P.S.: se la copertina vi pare discutibile dovreste vedere quelle alternative con colori diversi
P.P.S.: cado a fagiuolo nel parlare di 'sti tizi qua perché il sottoscritto - per quanto vi possa interessare e per quanto possiate rosicare - sarà presente allo Sziget Festival dove fra i tanti altri vedrà pure loro. Aspettatevi comunque tante foto e articoli speciali sul vostro blog musicale preferito... parlo di Indie For Bunnies, ovviamente

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