giovedì 30 giugno 2011

Why? - "Alopecia"

Nerd-freak rap

2008

Per quelli che, come me, a 21 anni suonati non potranno mai ambire ad avere la magnifica zazzera di Corbin Bleu, il mitico co-protagonista della sensazionale trilogia di High School Musical, un disco chiamato "Alopecia" può forse intimorire un po'. Ma superato lo scoglio di tristi presagi tricologici avrete fra le orecchie uno dei migliori dischi del decennio scorso ad opera di Yoni Wolf, già presente nell'ormai estinto progetto cLOUDDEAD, magnifico esperimento riuscito di hip-hop avanguardistico. Questo terzo album dei Why? riprende un po' di quello strano modo di intendere il rap ma lo trasla in una formula più pop di "cantato-parlato" alla Beck, con testi stramboidi e basi suonate con melodie a dir poco brillanti. Qualche critico più autorevole di me magari vi dirà che il suo disco migliore non è questo ma il precedente "Elephant Eyelash": bè, non è vero.
Quando lo ascoltai la prima volta mi esaltai non poco perché era il primo disco americano in cui era contenuta la parola "euro", nel senso della moneta. Con gli ascolti successivi, poi, imparai ad amare il riff di basso di "The Hollows", i vortici pianistici in "Song of The Sad Assassin", la monetina che ritmicamente sbatte su un tavolo in "The Vowels Pt.2", l'incedere ubriaco di "Brook & Waxing" ma soprattutto gli efficacissimi ritornelli che non risparmiano nessun pezzo, da singhiozzare a squarciagola.
Pubblicato dalla Anticon, imperdibile etichetta specializzata in rap insolito, "Alopecia" è un disco cerebrale da un lato e spensierato da un altro: se non siete stanchi di stupirvi e di canticchiare (da soli probabilmente) parole strambe come "the machinery of your throat" o "perfect scandinavian feet".
Da strapparsi i capelli.


lunedì 27 giugno 2011

Popcast: Eve - "Who's That Girl?"

Ilénia vuole dimagrire tantissimo

2001

Torna la rubrica radiofonica originale di SfigatIndie: Popcasts!
Con il vostro oltraggioso dj favorito direttamente da Lecce Town: Tony Marroni!
Si parla d'estate, sole, mare e nudismo: la prova costume!
Si parla di falsi modelli di bellezza: a noi ci piace la ciccia!
Si parla di porcate: amplessi "consistenti"!
Se ne parla con una bella poppata tamarra di sottofondo: ustètgheeerl?!
Vi basta sghiacciare "plèi": sghiacciatelo, orsù!

Damien Rice - "O"

"We might make out when nobody's there
It's not that we're scared
It's just that it's delicate"

2002

L'irlandese Damien Rice fu un po' un buco nell'acqua. Con questo disco tutti pensarono potesse essere l'erede ideale di Jeff Buckley, ma il suo secondo disco non fu affatto all'altezza. Dopodiché, come se nulla fosse, scomparve dalle scene. D'altro canto pure il povero Jeff dopo un solo disco fece la fine che sappiamo; difficile dire come avrebbe continuato.
Proprio come "Grace" questo disco mi fa sciogliere: è un concentrato potentissimo di emozioni, a volte anche ridondanti, barocche, eccessive. Basta la prima canzone, "Delicate", per stendermi come con una fucilata in pieno petto: un perfetto sospiro acustico per ballare lentissimamente sotto le stelle poco prima di un soffice primo bacio.
Il resto del disco non è da meno con ogni brano costruito alla perfezione per distruggere le vostre difese, per farvi crollare in ginocchio e gridare "Pietà! Basta! È troppo!" e farvi sentire fragili come un uovo Fabergé. Non che sia perfetto: a volte è quasi stucchevole e artificioso tutto questo sentimentalismo, altre volte è di un'intensità semplicemente insostenibile, specie nel crescendo vertiginoso di "I Remember". 
In definitiva, un disco inebriante e debilitante, forse persino irritante: in una parola "romantico". Regalatelo alla tipa che vi piace. Oppure imparate a suonarlo con la chitarrina se ai falò vorrete rimorchiare tutte le tipe presenti che vi guarderanno estasiate con occhi a forma di cuore.


giovedì 23 giugno 2011

CANE! - "Cum In Your Heart"

Hipsters con le pulci

2011

"L'amore è una scureggia nel cuore" diceva Libero De Rienzo in Santa Maradona, tentativo più o meno riuscito di fare un film cult senza una vera trama ma con un boato di frasi a effetto e citazioni, una sorta di Clerks de noantri.
Per i CANE! che, mentre I Cani è uno solo, sono due pazzoidi e mi pare d'aver capito che lui sia milanese e lei londinese (ma sono talmente cazzoni che non è affatto chiaro), l'amore è una s*****ta sul cuore come recita il titolo del loro demo. 4 canzoni che messe in fila durano a malapena 5 minuti e che svelano (guardate il video) un mondo hipster punk davvero wasted, demente, lurido e malato. Che dire, perciò, di titoli come "Do You Love Me (Now That I Have Drugs)" o "She's Got Boobs" o del fatto che il tale suona in mutande?
Che se I Cani raccontano un immaginario hipster chiccoso, i CANE! ci vivono dentro e ci vomitano allegramente sopra per poi rimangiarsi tutto. Secondo me dopo l'ascesa della quasi omonima one-man-band romana questi simpatici squinternati si ritrovano con un nome del cazzo, che fra l'altro tradotto in inglese suona come BASTONCINO! (ironicamente ha sempre a che fare coi teneri quadrupedi) quindi mi pare difficile che con quello potranno provare sfondare o da una parte o dall'altra della Manica. Si regolino un po', cioè sticazzi mica sono il loro responsabile della promozione.
 A questo punto potrei sciorinare la mia potente conoscenza di band con nomi improponibili per farvi capire a chi potrebbero vagamente somigliare ma la faccio facile: i Ramones.
Con le tastierine.


P.S.: circa il video cito da Wikipedia: "Il tramadolo è usato per il trattamento del dolore post-operatorio, dolore dovuto a ferite e dolore cronico (es: dovuto al cancro) nel cane" 

martedì 21 giugno 2011

Ray Davies & London Philarmonic Orchestra - Meltdown Festival 2011


19/06/11

 Abbiamo la prima videorecensione su SfigatIndie!
Cecilia è andata a vedere i Kinks a Londra!
Cioè più o meno i Kinks!
SfigatIndie spacca!
Pigiate play!
Yeah!

lunedì 20 giugno 2011

Kele Goodwin - "Hymns"

Un copione che fa piangere

2010

Mi piace questo periodo storico, perlomeno dal punto di vista musicale. Non capisco chi si lamenta, chi prova nostalgia per anni mai vissuti. Credo sia una nevrosi tutta tipica dei nostri pazzi tempi: sicuramente i baby-boomers non piagnucolavano così tanto per non essere vissuti durante gli anni delle guerre mondiali.
Eppure non ha davvero senso provare rimpianti per musiche del passato mai ascoltate dal vivo perché oggi siamo pieni di straordinari emulatori di quegli artisti ormai incartapecoriti o crepati. A volte questi imitatori sono persino meglio degli originali. Di certo lo sono a livello di qualità del suono.
Ad esempio, una volta ascoltando "All My Days" di Alexi Murdoch pensai "Corpo di mille balene! Lo zombie di Nick Drake!". Ma mi sbagliavo: il vero zombie di Nick Drake è Kele Goodwin, che viene dall'Alaska, la Scozia degli Stati Uniti (ehm...). Per carità non è proprio identico al caro Nick: Kele è molto più sereno e solare e non ti induce ogni volta a sgrullarti le balle o a contemplare il suicidio. Ma il fingerpicking minimale che fa sì che ogni canzone sembri apparentemente uguale c'è tutto, così come c'è la voce vellutata (a volte supportata da una femminile) e la pacatezza che mette quasi in imbarazzo, che ti denuda. Sensazioni che solo il caro Drake sapeva suscitare. Kele Goodwin afferra un coltello, si taglia un pezzettino di cuore, lo spalma su una fetta di pane e te lo offre: ed è più gustoso della Nutella e quasi buono quanto lo Spuntì (ok, mi avete beccato: sono uno di quelli che preferiscono il salato al dolce).
Evviva Kele e tutti i plagiatori saporiti.

domenica 19 giugno 2011

Metronomy - "Nights Out"

Uno "Screamadelica" con mentos e coca al posto dell'ecstasy

2008

Ecco un'altra delle mie "recensioni riciclate" (qui l'originale) di uno dei miei dischi preferiti: il secondo album dei Metronomy. Proprio ora che è appena uscito il terzo, decisamente inferiore a questo.

New Rave, Electroclash, Indietronic...tanti nomignoli scemi per definire quella musica che altro non è che un incidente stradale in un incrocio pericoloso fra indie rock, elettronica e un altro genere a scelta (a discrezione dell'artista). Sia chiaro: a volte (molto spesso, anzi) questi incroci di ferraglie e lamiere provocano spettacoli obbrobriosi e qualcuno finisce per farsi molto male. Oppure, assai di rado, capita che uno di questi sfaceli si riveli essere un fantastica scultura avanguardisticamente sexy e truculenta.
Questi Metronomy, per dire, sono dei fighetti qualunque: vengono dall'Inghilterra, abusano del falsetto, abusano delle tastierine vintage, abusano delle drum-machines vintage e hanno precedentemente dato alle stampe un disco di debutto che hanno ascoltato solo i loro parenti. Probabilmente soltanto per queste caratteristiche NME gli ha dato quasi il massimo dei voti. 
Ma andiamo oltre. 
La prima volta che ascoltai questo "Nights Out" (la cui copertina - tre freakkettoni che guardano il tramonto appoggiati su una ibrida Toyota Prius - non mi faceva presagire nulla di buono) esclamai qualcosa come un lamento, un "bwawwaawmamsmamwmwamamwmssamssmsgàààààààààààà", un qualcosa che voleva significare tipo "Urca, questo suona NuOvO. Anche se magari non lo è affatto, suona oscenamente nUoVo!". Immaginate delle formiche su una spiaggia, immaginate che stiano facendo un rave con un mega soundsystem (proporzionato alle dimensioni di una formica), ecco, adesso immaginate di ascoltare questo rave in miniatura dall'alto della vostra umanità: avrete una lontana idea di come come suona questo disco.
È un disco in cui c'è davvero di tutto. Si parte con una sbilenchissima fanfara sbronza che ricorda di sguincio la malaticcia "Polkamatic" di Vitalic, si scivola poi nel pieno del party con "The End Of You Too" che rispolvera pomposità anni '70 riprocessate con cornamuse e flicorni sintetici in un tripudio orgiastico e bambinesco da treehouse addobbata con luci viola e strobo; si approda, quindi, nel primo singolone sfibra-polpacci: "Radio Ladio", voce annoiata su incasinato synth anni boh?!anta, handclapping a cazzo di cane, marcia funebre in cui tutti ridono rimbambiti in ecstasy, un fottuto bordello easy-listening. Già. Che dire poi di "My Heart Rate Rapid"? Un coro di vocine sceme che avvolge un basso molleggiante e un synth prepotente mentre il nostro cuore pompa rapido. E ancora la ginocchiata in fronte di "Heartbreaker": ballata soulelectrodiscomoroderiana che utilizza il cigolio di una porta (!) come base ritmica. Tutto sto gran popò di roba e siamo solo a metà disco.
L'altra metà diventa vagamente più riflessiva ma sempre all'insegna dell'electropop stonato, sbronzo, che si piscia sui piedi, che si sporca di vomito la maglietta con lo smoking disegnato sopra. Basta sentire "Holiday" le cui voci ricordano molto gli ormai imprescindibili TV on the Radio. Ma poi, sbadambumbabubum!, si insinua un altro pezzone floorfilla che riporta tutte le frangette ingellate in pista e i cari occhiali di plastica colorata à la Kanye West si incrinano sotto la slamdance al rallentatore di "A Thing For Me". E infine l'outro: una bella chitarrina scordata che riporta tutti a casa, tutti abbracciati, tutti stretti che sennò si cade, stanchi, fighi, e felici, col cazzo duro d'entusiasmo.


venerdì 17 giugno 2011

Popcast: Lady Gaga - "Summerboy"

Tommaso non riesce più a mangiare

2008

Finalmente è giunta la nuova rubrica di SfigatIndie:
Popcasts
 Trattasi di podcast di programmi radio immaginari realizzati da Alessandro Amodeo tutti incentrati sulla musica pop, che questo blog mica si può fossilizzare sull'elitismo.
Questa volta si tratta del mitico Tony Marroni da Lecce, disc-giòchei/guru che vi rimpinzerà di consigli per vivere con gaudio, forte della sua schiettezza e tenera volgarità mista a un'esperienza di vita sessuale onanistica molto intensa.
Questa volta è il turno di Lady Gaga con un brano estratto dal suo primo album "The Fame" e di Tommaso, ascoltatore fisso di Tony Marrone che sottopone al nostro diggèi un suo particolare problema.
Fate partire il player e cominciate a ingoiare un caldo seme di saggezza pugliese.

 

Against Me! - "Against Me! is Reinventing Axl Rose"

Punks N' Roses

2002

Un disco punk americano decente negli anni '00? Eccolo qui! Uno quasi non ci crederebbe... cioè Axl Rose nella copertina e nel titolo, ma siamo seri?
E, invece, oltre le apparenze c'è un disco crudo e bello: punk nella sostanza. Quanto alla forma siamo su un folk-punk scorticato di stampo vagamente irlandese (ma senza violini) con cori sguaiati e scatarrate poderose. Niente manierismi o zuccherosità: poche sequenze infinite di tre accordi, batterismi misurati e zero clichés nei testi. Solo tanto grezzume lercio, diretto e sbrindellato. Peccato solo che poi siano calati di brutto questi Against Me!. Ma è giusto così: il fuoco del punk è fatto per bruciare, e si brucia una volta sola. Non si può riappicciare la cenere.
"'Cuz baby, I'm an anarchist and you're a spineless liberal. 
We marched together for the 8-hour day and held hands in the streets of Seattle. 
But, when it came time to throw bricks through that Starbucks window you left me all alone"


giovedì 16 giugno 2011

Balmorhea - "All Is Wild, All Is Silent"

Soundtrack per voli di rondini

2009

Ho così tante cose in testa sui Balmorhea che quasi non riesco a scriverne nessuna. Vediamo. Innanzitutto, sono uno dei miei gruppi preferiti e questo disco me lo porterei su un'isola deserta. Il loro nome si pronuncia balmurèi ed è il toponimo di un lago del Texas che poi sarebbe il loro luogo di provenienza (Austin per la precisione). Moltissima musica interessante degli ultimi dieci anni viene dal Texas, ho notato. Probabilmente perché il clima fa schifo, non hanno il mare ed è pieno di repubblicani; così i giovani non trovando di meglio da fare si chiudono nei garage a comporre meravigliosi dischi di musica post-neo-classica. "Bbbleaaah, musica classica!" starà probabilmente inorridendo qualche lettore di SfigatIndie: il mio consiglio è di andare momentaneamente a cagare, caro lettore. Qui su SfigatIndie siamo aperti a qualsiasi genere, oh. 
Detto questo, non disperare, caro lettore, poiché alla fine si tratta di post-rock con strumenti classici. Tanti strumenti: violoncello, violino, contrabbasso, chitarra, banjo, piano, melodica e batteria ma anche voci angeliche che parlano una lingua troppo divina per essere compresa usando i neuroni. La musica dei Balmorhea è un vortice di melodie levigate che volano, incrociandosi, come rondini lungo una spianata infinita. La musica dei Balmorhea è il cielo d'irlanda di Fiorella Mannoia. La musica dei Balmorhea toglie il fiato e bagna gli occhi.
Li ho conosciuti per caso, li ho amati da subito e me li sono andati a vedere dal vivo. Da solo: perché solo così una musica così intima, eppur potente e gioiosa, può essere vissuta; non la si può rovinare parlandone con qualcuno, chiedendo "ti è piaciuto il concerto?" e ruttandoci della birra sopra.
Un disco bellissimo da ascoltare e sognare ad occhi chiusi mentre ti copre di verde e annega di blu.

martedì 14 giugno 2011

tUnE-yArDs - "W H O K I L L"

Suoni futuribili con pH ridotto

2011

Sto per dire cose schifose.
Il succo di frutta denominato ACE (per la presenza contingente delle vitamine A, C ed E) non mi piace. Non mi piace il suo sapore dolciastro, il suo odore acidulo e il suo colore spiazzante. Solo il concetto di voler miscelare arancia, carota e limone mi fa rizzare i peli: mi pare un miscuglio orrendo accostabile a pane e nutella e sottaceti. L'ACE mi ricorda, per assonanza e odore, quella cosa spiacevole chiamata acetonemia, un disordine metabolico che provoca vari scazzi fra cui un alito pestilenziale. Non l'ho mai avuta ma - peggio - l'hanno avuta alcuni miei amici. Orrendi ricordi.
Questo secondo disco dei tUnE-yArDs è come l'ACE. Acido nella sua psichedelia ricca di sassofoni, dolciastro nella voce soul gommosa della mascolinissima cantante Merrill Garbus e spiazzante per le sue aritmie apparentemente incasinate ma studiate a tavolino. Per non parlare dell'odioso titolo hipster 
..."W H O K I L L"... oibò
L'ACE ha però una cosa buona. Quando si muore di sete e non c'è nient'altro in giro va alla grande: rinfresca, disseta e ringalluzzisce.
Questo disco è come l'ACE, dicevo, e in questo caso la sete è quella di musica nuova e fresca. Questi dieci brani di elettropsichedeliacantautorialematematica sono qualcosa di veramente nuovo, mai sentito prima. Ok, magari c'è qualche eco di percussione africana, di melodia sudamericana, di Animal Collective, di new-wave d'avanguardia ma frullate tutte assieme sono come un concentrato nuovo di vitamine vecchie.
Magari sarà un po' indigesto e non piacerà a tutti, qualcuno lo detesterà addirittura, per via della sua aspra spigolosità ma state certi che quando vi prenderà quella sete molesta vi basterà aggiungere un paio di cubetti di ghiaccio e vi ritroverete in un oasi di piacere futuristico.


lunedì 13 giugno 2011

Foster the People - "Torches"

Un tuffo a bomba in una piscina di limonata

2011

Si sentiva la mancanza di qualcosa quest'anno: non c'era, infatti, nessuna canzoncina electro-pop-psichedelica-con-coretti-in-falsetto-in-stile-MGMT a mandarci in pappa le cervella. Finalmente questa mancanza è sopperita da "Torches" dei Foster the People, da Los Angeles, che a quella suddetta band deve non poco, così come deve qualcosa anche a quegli altri emuli australiani, gli Empire of the Sun: provare per credere la sensazione elettrica dello sfacciato singolo "Houdini".
Trattasi di 10 brani freschi freschi perfetti per surfare, o almeno immaginare di surfare dato che nel bacino del mediterraneo non ci sono mica le onde dell'oceano. E no, no, no: kite-surf e wind-surf sono decisamente più nerd che cool. Lasciateli perdere. 
10 brani pop spruzzati di chillwave, aciduli e ballabili, con un'ovvia data di scadenza a settembre: assai improbabile che li sentirete ancora quando il sole non vi brucerà più le spalle. Di di certo non ve li filerete durante l'estate 2012, perché nessuno vuole essere nostalgico durante la bella stagione.
Musica usa e getta, quindi, ma questo non vuol dire che sia brutta. Che alla fine anche i rasoi bic funzionano alla grande, per dire, e quando hai 20 anni di certo non ti crucci troppo con cose come l'ecologia e "cioè, ma non pensi al futuro dei nostri figli?". Suvvia, ci sono ben 3 pallose stagioni per fare la raccolta differenziata.


P.S.: per la cronaca, io li ho conosciuti guardando questo video buffissimo

sabato 11 giugno 2011

Jamie Woon - "Mirrorwriting"

Sospiri sensuali nel buio

 2011

Caro, Jamie, ti scrivo perché il tuo soul-dubstep mi eccita, mi fa ribollire, mi fa bagnare, mi fa zampillare come una fontana, come quella davanti al Bellagio di Las Vegas. Quando sento i tuoi beat pulsanti immagino che ritmicamente entrino dentro di me, da dietro, con vigore e, di colpo, perdo la testa, letteralmente, come se non riuscissi più a sostenerne il peso, come se fossi un pupazzo di pezza. E le tue labbra soffiano alito caldo che forma parole dolci e levigate, come il fumo d'incenso, che mi avvolgono e mi succhiano, mi drenano, mi spompano. "Mirrorwriting" non è una marchetta su un appiccicoso sedile di un cinema porno, "Mirrorwriting" è un harem da mille e una notte dove la lussuria luccicante impala ogni pensiero che non riguardi l'hic et nunc. Un posto dove rifugiarsi e godere secretamente dopo che tutti sono andati a dormire.
Non sono gay, mi piace la potta, ma la voce al gusto nettare e ambrosia di Jamie Woon per 45 minuti fa diventare le mie orecchie bi-curiose.


P.S.: questa recensione ambigua è dedicata all'odierno EuroPride

venerdì 10 giugno 2011

Artemoltobuffa - "L'aria misteriosa"

"le cose perfette non ci portano fortuna
dobbiamo metterci d’impegno e rovinarle ad una ad una"

2007

Questo disco è poco adatto alla stagione calda in arrivo. "L'aria misteriosa", già a partire dal titolo, è indubbiamente un disco autunnale. Ma l'ho scoperto da poco e non posso proprio aspettare fino a settembre per condividere col mondo una cosa così bella, un fiore così delicato e dolce che sembra rovinarsi soltanto guardandolo. Artemoltobuffa è l'anagramma di Alberto Muffato, un ragazzo veneto che dipinge con tocco leggero acquarelli pop di vita di campagna e di amori teneri e fragili. Come i Perturbazione ma con meno rock e più archi e ottoni variopinti che volteggiano fra pieni e vuoti, malinconie e gioiosità, e che creano un suono spazioso sul quale racconti piccini-picciò si accoccolano come su un letto a tre piazze. 
Ma basta con queste parole inutili.
Qui c'è solo da ascoltare a bocca aperta come bambini per poi alzarsi e correre in una prateria trascinando per mano la persona dagli occhi profondi che fa scintillare i nostri.


giovedì 9 giugno 2011

Burial / Four Tet - "Moth / Wolf Cub"

Musica psicanalitica

2009

Terza puntata de "Le recensioni riciclate" (al solito si ringrazia DeBaser). Una rubrica indolentecologica.

Un vinile 12" infilato in una confezione nera, nessuna scritta, nessuna informazione sul disco, solo i nomi degli artisti e quelli delle tracce.
Che li leggi e capisci, Burial e Four Tet: maestri dell'avanguardia elettronica (ma non solo, anzi l'elettronica è la punta dell'iceberg) enigmatici come pochi, sia nella musica che nella vita. Una collaborazione inaspettata quanto sorprendente. 18 minuti di musica, 2 tracce, una per lato: tutto quello che c'è da sapere, il resto te lo dice la musica.
E allora "Moth", una falena che vola decisa verso luoghi oscuri e misteriosi: un loop di synth alienante, sempre uguale, su una ritmica pari, sempre uguale, per nove minuti. E sotto vocine stralunate, tipiche della produzione di Burial, scampanelli, silenzi misteriosi. Un movimento monotono, ripetitivo, peristaltico, incessante, quasi indescrivibile. Inebria e soffoca. Più soffoca, più inebria. Lo ascolti e ti senti in pace con te stesso, ci sei solo tu e questo suono ruvido e meccanico che ti avvolge e ti massaggia: potresti quasi addormentarti e dormire in posizione fetale, regredire a uno stato emotivamente embrionale. Un synth che si ripete, voci che spuntano dal nulla, un basso profondo che fa pulsare tutto il corpo, filamenti di metallo che svolazzano freddamente e si frizionano a vicenda. Un amplesso in musica, caldissimo nella gelidità dei singoli suoni, senza fine: meraviglioso. Potresti riascoltare questo suono in eterno e mai annoiarti.
Dall'altra lato, "Wolf Cub", qui siamo nel mondo di Four Tet: suoni esotici evocanti l'oriente e luoghi sconfinati, selvaggi, che la nostra immaginazione fatica a elaborare. Un carillon di un altro pianeta duetta con uno zampillo elettronico. I due suoni si intrecciano e poi si sfaldano incalzati da un basso profondo come un pozzo che va giù verso il centro della terra, dove la mancanza di luce non è più "buio" ma qualcosa di più, qualcosa di terrificante, un luogo così oscuro che è come se non esistessi più. Ed eccola, la ritmica dispari iper-sghemba di Burial, invadente, che pare spintonarti da tutti i lati: puoi solo chiuderti a riccio e trattenere il fiato, far finta che sia solo un sogno. È una caduta libera, un tuffo a spirale nell'inconscio. Qualsiasi descrizione "obiettiva" perde senso. È una musica che va affrontata da soli. Non si può condividere: così scivolosa, informe e tenebrosa, sempre diversa a seconda di chi la guarda. Ognuno di noi, la combatterà in modo differente. Tappatevi il naso, chiudete gli occhi. Non è una passeggiata.
Due maestri. Due tracce. Diciotto minuti. Non un solo secondo sprecato.
Buon viaggio

P.S.: Come potete vedere era un vinile in edizione limitata e non si trova a prezzi umani.

mercoledì 8 giugno 2011

Fucked Up - "The Chemistry of Common Life"

Hardcore nella pancia della balena

2008

Ho visto la Madonna! E non aveva le sembianze di una suorina con lo sguardo contrito, né quelle di una popstar trasformista. Ho visto la Madonna e mi si è presentata sotto forma di suono pluristratificato di ben tre chitarre e con la voce grassa e catarrosa come quella di Lee Ving dei Fear.
Un disco del genere potevano farlo solo dei canadesi mezzi matti. È una cosa immensa, stratosferica, è hardcore, sì, ma non solo punk. È hardcore-tutto, un disco con un suono titanico davvero, coi pezzi che durano in media 5 minuti. Il disco che più ci assomiglia secondo voi qual è? "Damaged" dei Black Flag? "Discography" dei Minor Threat?
*tsk*
La risposta giusta è "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". O "Loveless" versione cazzuta, al massimo. O ancora i Titus Andronicus o i Refused.
Un capolavoro dei nostri tempi, un disco talmente megalomane che dopo averlo sentito vi vorrete rilassare le orecchie ascoltando un po' di Wagner.


P.S.: interessante il fenomeno della foto in copertina denominato Manhattanhenge

martedì 7 giugno 2011

Fang Island - "Fang Island"

Quando il prog diventa uno sballo immenso

2010

La musica psichedelica normalmente viene associata a una droga specifica chiamata LSD. Questa qui è sempre musica psichedelica ma va associata, invece, ai lecca-lecca a forma di piede, quelli che li pucci nella bustina piena di polverina acida-scoppiettante. Se l'avete provato saprete bene l'ilarità e le risate spastiche che provoca quel senso di "big bang all'interno della bocca". Questo disco fa la stessa cosa ma nelle vostre orecchie. È per la maggior parte strumentale con strutture epic-folk-punk-math-pop-metal-salsa-progressive ma - niente paiura - è davvero uno spasso infinito: sembra che l'abbiano composto degli scimpanzé incrociati con dei fenicotteri rosa. Le sue melodie vorticose e solari ve le sognerete la notte e vi sveglierete bagnati e felici come una pasqua piena di uova al cioccolato che non vi fanno ingrassare per quante ne possiate mangiare. Non il miglior disco del 2010, ma di certo il più demenzialmente scompisciante scapocciante fomentante.


P.S.: cioè questo video è troppo maoooww

lunedì 6 giugno 2011

DIrty Projectors - "Bitte Orca"

Afro-art-pop-rock al profumo di salsedine

2009

Dirty Projectors, "proiettori sporchi", è un nome che evoca bui e polverosi magazzini di università. "Bitte Orca", invece, significa in tedesco "orca, per favore" e credo che al massimo possa far immaginare un sushi-bar di Amburgo.
Ma niente di tutto questo è quello che ha in mente questo simpatico ensemble sperimentatore newyorkese. "Bitte Orca" è un disco fatto di sabbia, sole, arbusti, dune, vento, acqua salata e crema protezione 40. Tutto il disco è come una lunga, placida e solitaria passeggiata lungo una spiaggia dove si vedono in lontananza degli aquiloni variopinti, splendenti come i suoi gorgheggi soul, i suoi tintinnii elettronici, i suoi chitarrismi africaneggianti intricati ma sempre al servizio della melodia e i suoi cambi di tempo pazzerelli. Un disco tecnicamente complesso eppure delicato e digeribile come latte di cocco. Ottimo per camminare senza sosta sul bagnasciuga e sentirsi allegri, ridacchiare, restituire il pallone a dei ragazzi con un calcio potente, saltellare, abbronzarsi, guardare un bambino sorridente che fa un castello di sabbia, inciampare sul suo castello, lasciare un bimbo piangente alle proprie spalle e continuare a zompettare con un sorriso tanto beota quanto irremovibile sulle labbra.

Compralo subito o downloadalo prima

venerdì 3 giugno 2011

TAVRVS - "Extended Play"

Altro che French-touch... Roman-touch(ivostra!)

2010

Nella blogosfera in questi giorni è tutto un gran parlare de I Cani, one-man-band synth-lo-fi-pop capitolina con velleità cantautoriali, e mi rode perché, 'nsomma, a me mi piacciono sti Cani però SfigatIndie si pone l'arduo obiettivo di parlare di gente un po' fuori moda e loro, cioè, ormai sono mainstream (!). Si scherza vero: fatto sta che ho da poco scoperto che il misterioso (si fa per dire) tizio cagnesco ha, in realtà, cominciato (e non ha ancora finito, per fortuna) a musicare sulle scene con questo progetto di truzzelectro: TAVRVS, scritto così con le v, alla latina, alla hipster del Lucrezio Caro (per rimanere in tema "cinico"). Io adoro le cafonate elettroniche (e cosa c'è di più cafone di Roma? Niente!), quelle che je danno giù de pompa per benino tipo Boys Noize, Congorock e Bloody Beetroots. Inoltre, adoro pure dare "buchi" agli altri blogger (lo so, è triste) perciò abbozzate altri blogger ma non ve la prendete a male, anzi: stasera andiamo tutti assieme a spaccarci di shottini per poi strusciarci con foga taurina al ritmo buzzuro di "Starglider". Bella pe I Tori!
TUUUUUUUUUUUUUNE!!!

Compralo subito o downloadalo prima

[aggiornamento 14/07/11: da questa intervista pare che il progetto TAVRVS non continuerà. Peccato.]

giovedì 2 giugno 2011

Distanti - "EP"

"Il mondo fa schifo appena fa nuvolo"

2009

Di norma i post li scrivo di mattina ma mi son reso conto che perdo un sacco di tempo e attacco a studiare tardissimo. Ecco a voi il mio primo post notturno: ta-dah! E siccome che è pur sempre notte e io non c'ho mica voglia di far lavorare i neuroni a quest'ora vi appioppo una mia recensione (in teoria quelli di DeBaser potrebbero incularmi perché mi autocopio ma son dei bravi ragazzi) di cui vado piuttosto fiero su questi ragazzotti che fanno scrimo non troppo peso. Questo è il loro primo ep e anche se hanno fatto un album vero e proprio (se "vero e proprio" può definirsi un disco che dura 20 minuti scarsi) questo è molto più rumoroso e registrato male, che se non l'avete ancora capito è un bene.

I Distanti vengono da Forlì e con solo 6 brani mi hanno distrutto. Questo EP dura meno di una seduta al cesso ma è altrettanto liberatorio e, a seconda della vostra "sensibilità", doloroso. Lo ascolti e non puoi più stare seduto.
I Distanti ti tirano per i capelli, avvicinano il tuo orecchio alla loro bocca e, quando ti sembra che stiano per dire qualcosa, ci sputano dentro. I testi dei Distanti, fatti di frasi smozzicate, piccole storie raccontate a scatti in un'estasi cianotica, non si sentono molto bene, sepolti come sono sotto stradi di suoni sbrindellati.
Ma quando urlano "TI ODIOOO! TI ODIOOOO! TI ODIOOOO!" li senti eccome. Eccome.
I Distanti fanno la musica che qualunque giovane incazzato nero dovrebbe fare in Italia. Perché QUALUNQUE giovane è incazzato nero in Italia. E chi continua a cantare canzonette, come si faceva 60 anni fa, non significa che sia meno incazzato: sta solo mentendo a se stesso. La musica dei Distanti è espressionismo, è action painting, è scolpita a forza di frustate: le corde sono sferzate non pizzicate (perché no, non cambi il mondo se le pizzichi a 200 all'ora), i tamburi sono pugnalati non sbattuti e le ugole sono stuprate non solleticate.
La musica dei Distanti è i Distanti e i Distanti sono ragazzi incazzati neri che non vogliono accettare più tutto questo, tutto questo orrore che ti assale quando accendi il televisore, tutto questa merda che ti intasa le narici quando apri la porta di casa, tutta questa cattiveria che ti graffia quando chiedi aiuto.
Per questo i Distanti urlano, urlano anche per voi, anche per me. E io urlo con loro.


¡All-Time Quarterback! - "¡All-Time Quarterback!"

I Death Cab for Cutie lo-fi

 1999

No, per davvero, non è una stupida trovata da critico. ¡All-Time Quarterback! è veramente il nome del progetto solista di Ben Gibbard, cantante dei Death Cab (oltre che dei già chiacchierati, su questi schermi, Postal Service) appunto, quando ancora i Death Cab non li conosceva nessuno, dieci anni prima che diventassero "qlli ke anno ftt la kanz0ne d New Moon!!!111". Questo disco è la riedizione cd, uscita nel 2002, di due ep in cassetta pubblicati nel '99. Si tratta appunto di canzoni acustiche piuttosto scarne incise con un registratore portatile che potrebbe far pensare siano state registrate anche una decina d'anni prima (non fosse per qualche insertino elettronico) ma il piglio deathcabiano è inconfondibile. Secondo me è una buona cosa perché le belle canzoni di Gibbard e soci sono troppo spesso rovinate da arrangiamenti eccessivi. C'è anche una bella cover di "Why I Cry" dei magnifici Magnetic Fields.
Al solito, un disco corto e carino per chi non ha paura di emozionarsi e non disdegna nemmeno un po' di sporcizia sonora.


Paperblog : le migliori informazioni in diretta dai blog