domenica 13 maggio 2012

BADBADNOTGOOD - "BBNG2"

JAZZJAZZNONDAVECCHI

2012

Quando è stata l'ultima volta in cui il jazz è stato considerato accattivante dalle nuove generazioni e non roba per over-30? Probabilmente qualcosa come 70 anni fa, a causa dell'aura purista e snobbona con cui i musicisti del genere hanno quasi sempre adorato circondarsi e anche tutti i tentativi di svecchiamento successivi, come le incursioni nei territori "pesanti" del jazzcore e del jazz-metal, sono rimasti confinati in nicchie di ascoltatori.
La soluzione arriva dal Canada. Ovviamente.
Oh, Canada, salverai il mondo non è vero?
I BADBADNOTGOOD lo scrivono chiaramente:
"Nessuna persona al di soprà dei 21 anni è stata coinvolta nella produzione di quest'album". E il risultato è che questo "BBNG2", secondo album in 2 anni dei torontiani, suona freschissimo e cool e glamour ma è jazz, proprio jazz, inequivocabilomente jazz. 
La loro formula di riaggiornamento non investe soltanto la forma, sebbene lo faccia molto bene con l'ausilio di una produzione moderna di suoni analogici in cui il basso, strumento melodico fondamentale, è mixato ad un livello più basso (un po' come si fa oggi con la voce per altri generi), ma il neo-jazz badbadnotgoodiano mostra anche differenze strutturali con il passato ricavate da influenze moderne di musica elettronica (con un approccio compositivo "stratificato"), post-rock e hip-hop (con una preponderanza del beat cadenzato rispetto al virtuosismo batteristico). Generi che a loro volta devono molto al jazz. 
A contribuire poi a questo infighettamento concorrono alcune cover paracule ma ben riuscite di James Blake con "Limit To Your Love" (già cover di Feist), "Earl" di Earl Sweetheart (giovanissimo rapper del collettivo Odd Future), "Flashing Lights" di Kanye West e infine la chicca shoegaze-punk di "You Made Me Realise" dei My Bloody Valentine.
Superando l'alta barriera dell'immaginario sofisticato, pretenzioso e un po' matusa del jazz i BADBADNOTGOOD ci portano un disco affascinante nonché di facile ascolto nel quale, dopo tanta musica piena di beat pompanti e chitarre arrotanti, si torna anche a sentire un po' di eleganza al piano, e intendo proprio il piano suonato non 3 note di synth ripetute in loop .
Insomma, con l'idea giusta si può riuscire a svecchiare qualsiasi cosa, compresi il liscio e la polka.


mercoledì 2 maggio 2012

Subsonica - "L'eclissi"

Cassa dritta pecoreccia (ma non sempre per fortuna)

2007

Ieri, guardando i Subsonica in tivì al concerto del primo maggio, oltre ad aver pensato "Cacchio, ma questi sono i nuovi Modena City Ramblers/Bandabardò del Concertone: li invitano sempre" mi sono ricordato di questo loro quinto album e di quanto mi piacesse, nonostante non fossi mai stato particolarmente fan dei torinesi (questi torinesi, non i torinesi tutti).
E mi son anche reso conto di quanto siano stati avanti: un pop-rock con un'elettronica così preponderante loro l'avevano fatto con qualche anno di anticipo rispetto a molti altri, persino sulla scena internazionale, e in qualche modo il loro synth-rock (che 10 anni fa chiamavamo "electro-clash") rimane unico e bisogna rendergliene conto.
Tuttavia, rimane anche un po' di rammarico per come questa unicità sia stata donata dal Dio della musica "proprio a loro", che questi strumenti non li hanno mai utilizzati al massimo. I vizi dei Subsonica sono infatti grossi come una casa e basta ascoltare un qualsiasi brano per accorgersene. Innanzitutto la produzione è tamarra nel sangue (perché loro sono tamarri nel sangue: basta vedere Boosta con le sue tastiere molleggianti). Una roba tutta incentrata sull'aggiungere piuttosto che sul togliere, con la voce di Samuel sempre effettata su strati e strati di suonini e scorreggine digitali che si potrebbero anche risparmiare. Pure le chitarre quando ci sono sembrano di plastica. Inoltre gli arrangiamenti sono sempre abbastanza prevedibili: e vabè che è musica pop ma almeno in qualche pezzo non designato a singolo potrebbero cazzeggiare un po'. Per questi motivi, infatti, quello che è considerato il loro miglior album, "Microchip emozionale" (1999), non è il mio preferito: per quanto ambizioso e avanti ai suoi tempi nelle intenzioni, è invecchiato malino, specie per quanto riguarda il comparto sonoro che risulta oggi piuttosto ammuffito.
Infine, il peggior difetto dei Subsonica è..... -  suspànce - è..... la ridicola scrittura dei testi ad opera di Samuel. E cos'altro sennò? Dall'ermetismo che non serve altro a mascherare la mancanza di cose da dire all'ammassamento di aggettivi inutili, per non tacere dei testi "impegnati" che arrivano solo obliquamente a parlare di qualcosa di sensato, senza scordare i ritornelli di due parole ripetute in eterno, i Subsonica ci hanno lasciato un'eredità che la nostra povera musica alternativa impiegherà anni a smaltire, come delle scorie nucleari.
E nonostante tutte queste grane perché questo disco mi piace tanto?
Semplicemente perché è il disco in cui tutti questi problemi si sentono di meno, son abbastanza nascosti da una componente elettronica che mai prima era stata così massiccia: dalle katanate di tastiera della gasante apertura "Veleno" alla techno da rave di "Il centro della fiamma", passando per la drum&bass di "Piombo" (che credo sia una canzone anti-mafia ma sempre in quel modo incerto che dicevo prima).
Insomma, un ottimo album che mostra cosa potrebbe fare questa band se osasse e si allontanasse un attimo dagli stilemi che si è autoimposta: non solo una band in grado di fare con anni di anticipo i Pendulum e gli Aucan (che "Black Rainbow" è subsonico al 100% ma palloso).
"L'eclissi" arriva dopo quello è il loro lavoro più brutto, "Terrestre" del 2005 (monotono e tutto chitarre di plastica, bruciata però), e nel 2011 sarà seguito da quello che il loro secondo lavoro più brutto, "Eden" (tante idee interessanti ma eseguite male). Dunque o questo album è solo un incidente di percorso o magari c'è un disegno di fondo e il prossimo sarà un capolavoro. 
Nel dubbio aspettiamo fiduciosi fist-pumpando nell'aria a ritmo delle loro casse dritte.


P.S.: durante il tour di questo disco utilizzarono una fighissima parete di led: un'altra roba un sacco avanti, davvero.

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