Leggiadria per piano solo
1991
Sbem! Che cazzo di strumento il piano: può offrirti la banalità più sciatta o l'estasi più divina a seconda di chi lo tocca. Questa volta tocca toccarlo a Mr. Jon Schmidt. Nato a Salt Lake City nel 1966 e sconosciuto ai più fino a pochi anni fa venne accecato dalle luci della ribalta del palcoscenico di Youtube, nel 2009, quando miscelò un brano della giovane cantate pop-country Taylor Swift e uno dei Coldplay in "Love Story Meets Viva La Vida" ritrovandosi di colpo a essere uno dei pianisti pop più apprezzati del web 2.0.
"August End" è il suo primo disco di composizioni strumentali ed è bollato come "new age classical" ma non riesco a capire bene perché anche se effettivamente non suonerebbe male in uno di quei negozietti freakettoni con le fontane e i giardini zen da tavolo, le lampade di quarzo rosa che sprigionano ioni positivi, le borse con le pezze colorate e un odore forte di incensi da meditazione nell'aria. Quello che in realtà mi ricordano questi pezzi brillantemente prodotti e dal mood sereno e a volte un po' malinconico (ma di quella malinconia piacevole e tiepida) è l'immagine della bella famigliola che va a fare colazione nel Mulino Bianco. Colpiscono tutti al primo ascolto per il senso di radiosa familiarità che riescono a infondere nella parte del vostro cuoricino meno ribelle, più attaccata alla famiglia e tradizionalista: quella che non vuole scappare dalla città, quella che non vuole tatuarsi un cono gelato in faccia, quella che non vi fa dire "fac de polis!".
E si sa - come ben ci hanno lobotomizzato sin da piccini - dove c'è barilla c'è casa.
Sarà anche un po' melenso e patinato ma non c'è niente da fare: per quanto incazzati possiate essere questo disco vi condannerà a sentirvi almeno un pochinino meglio. Roba che mica tutti i pianisti sanno, o vogliono, fare.
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