martedì 4 ottobre 2011

The Pains of Being Pure at Heart - "Belong"

Un'iniezione di empatia nel cuore

2011

Ora che questo disco non è più chiacchierato perfino dalle massaie al mercato rionale posso dirlo con franchezza. "Belong", secondo disco dei Pains of Being Pure at Heart (nome di Cristo, proprio), è il mio personalissimo disco dell'anno, del mio 2011. Da Aprile è sempre rimasto fisso sul mio lettore, non si è schiodato un attimo. L'ho ascoltato voracemente a tutte le ore del giorno, in motorino, nel letto, sul vater clò, facendo colazione, piangendo, ridendo, ruttando, ecc. Perfino quando non era fisicamente nelle mie orecchie lo canticchiavo nella mia testa. Sarà perché se dovessi scegliere la mia canzone preferita di sempre sceglierei a botta sicura "Temptation" dei New Order, perché ogni canzone di questo album ci assomiglia un po', ne riprende quella dolcezza sognante e ben ritmata. Sarà perché questi brani sono double-face, ovvero possono essere sia tristi che allegri a seconda di quando uno li sente e la cosa mi ha fatto troppo comodo in questo anno intenso e multipolare. E per questa sua caratteristica di resistere alla prova di varie fasi emotive differenti son certo che continuerà a farmi comodo.
Che poi si tratta di guitar/synth-pop di stampo chiaramente anni80esco ("Girl of 1000 Dreams" sembra uscita da Psychocandy) gonfio di romanticismo rosa shocking, echi a volonta e vocine frociettine. Potete provare a non provare un puccioso tuffo al cuore dal trampolino dei 10 metri ascoltando le ammalianti "The Body", "Too Tough" e "Even in Dreams" ma non ci riuscirete. 
Alla fine nulla di originale è vero, ma in fondo curare e far crescere rigogliosa una pianta pre-esistente non è meno difficile che piantare un seme tutto nuovo. Ecco perché più sento questo disco e più mi convinco che, musicalmente parlando, i migliori anni '80 del XX secolo sono gli anni '10 del XXI secolo. Insomma viviamo una ficata di anni bellissimi e ci abbiamo l'internet, ci abbiamo SfigatIndie, siamo meno "materialisti" perché rubiamo i dischi e i film coi torrent (vabè, in un certo senso lo siamo di più ma almeno non diamo una lira alle multinazionali. E hai detto cacchio) e soprattutto ci abbiamo i TPOBPAH che squagliano magnificamente come stagno la nostra rigidità emotiva.


4 commenti:

  1. Ah che bel disco e dire che all'inizio non mi piaceva.

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  2. Eeeeh, a me per questioni genetiche mi ha preso di botto. Son proprio propenso alla *___*zione. Un po' come ha fatto quello di Patrick Wolf (altro disco che mi ha spinto a scrivere quella frase sul finale).

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  3. Veramente bello, un ascolto tira l'altro e senza accorgermene ho passato pomeriggi interi a metterlo su all'infinito. Li ho visti quest'estate, purtroppo dal vivo sono un po' "deboli", soprattutto il cantato, ma quest'album è una delizia.

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