"sei nell’angolo più di Dizzee Rascal"
2003
La frase lì sopra è di Caparezza, è un verso del suo pezzo "Non mettere le mani in tasca". Il rapper pugliese è uno dall'o(re)cchio lungo, si sa, e non poteva essersi lasciato sfuggire questo disco. Dizzee Rascal è inglese, è cresciuto nei sobborghi di Londra ed è una delle cose migliori che sia accaduta non solo all'hip-hop ma alla musica tutta negli ultimi 10 anni. Pubblicato per la molto indie etichetta XL Recordings "Boy in da Corner" uscì quando Dizzee aveva solo 18 (dici-otto!) anni e il primo pezzo (che poi diventerà il primo singolo) "I Luv U" lo scrisse a 16 (se-dici!). Ciò che è davvero spettacolare di questo disco sono i suoni: lo stile è il "grime", un approccio tutto inglese all'hip-hop. Ovvero si rappa su basi "2-step garage", ovvero un tipo di musica elettronica in cui le ritmiche non hanno la cassa (quella che fa pum-pum esatto), ma compensa questa mancanza con ritmi dispari sgangherati e con linee di basso profondissime. Difficile da spiegare: bisogna sentirlo. Quello che davvero stupisce è l'abilità di Rascal nel seguire le sue basi (sì, proprio composte da lui, ricordatevi quanti anni aveva e mettete pure in conto che nessuno aveva fatto nulla del genere prima) che ancora oggi suonano "aliene" e assai strambe nel loro minimalismo acrobatico: "Devono molto di più ai videogiochi e alle suonerie dei telefonini che a qualsiasi altra cosa strettamente musicale" scrisse Pitchfork all'epoca, e aveva ragiona. E un suono così grezzo nato dalla strada non poteva che essere accompagnato da tematiche da strada: naturalmente si parla delle strade di Londra, ben diverse da quelle di Los Angeles o di Brooklyn. Sputacchiando parole col suo accento cockney marcatissimo, Dizzee Rascal ci narra con maturità e sensibilità degli scazzi quotidiani di un 18enne di periferia: rogne fra babygang, delusioni d'amore e gravidanze indesiderate. Tutto qui: cose vere. Non c'è spazio per sboronate all'americana. "Boy in da Corner" non è un disco facile, siete avvertiti: dura tanto e ascoltarlo tutto d'un fiato è un'impresa, data la sua claustrofobicità in alcuni momenti. Vi suonerà strano se siete abituati a rap e hip-hop tradizionali (specie se l'unico che avete mai ascoltato è quello di Caparezza). Molto più probabile che vi piaccia se siete avvezzi alla musica elettronica, dubstep e giù di lì. Quello che farà dopo, invece, sarà leggermente più radio-friendly e ballabile. Ad ogni modo, un ascolto lo merita di sicuro: potrebbe fottervi la testa sul serio se vi prende.
P.S.: Ad Agosto di quest'anno sarà presente al fighissimo Sziget Festival, un motivo in più per andarci!
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