mercoledì 23 marzo 2011

The Kinks - "The Kinks Are the Village Green Preservation Society"

"I miss the village green,
and all the simple people.
I miss the village green,
the church, the clock, the steeple.
I miss the morning dew, fresh air and Sunday school."
[The Kinks - Village Green]

SfigatIndie è lieto di inaugurare un ciclo di collaborazioni di lusso. Qui abbiamo Cecilia Benedetti che per la gioia delle nostre indieorecchie ci delizierà con la sua retrospettiva su un gruppino imprescindibile. VintagIndie!

----------------------------------------------------------

1968

"Dopo i Beatles, i Rolling Stones, gli Who ci sono i Kinks…e hai detto poco!"
[Cecilia Benedetti, Roma, 22/03/11 ore 20:43]

Gli anni ’60 sono generalmente ricordati come l’età più glamour del Ventesimo secolo, la nascita dell’individualismo estetico, il ripudio del passato, il mondo ai giovani e tutti queste robe che non vi sto qui a dire perché tanto su Rai3 una volta al mese ve lo ripropongono a “La storia siamo noi”.
Insomma, largo alla gioventù, si alla modernità e tutte cose (che come ve le sto raccontando io in questo momento sembrano l’incipit delle Leggi Fascistissime del ’26) e contemporaneamente a tutto ciò i Kinks, nell’anno 1968 al climax delle contestazioni, fanno uscire questo disco, totalmente in disarmonia con l’atmosfera che si respirava.
Prima di entrare nel vivo bisogna però analizzare bene questo gruppo: i Kinks sono una delle band più british che si ricordi. Ray Davies è stato spesso considerato il "cantante più inglese di sempre” e nelle loro canzoni si parla sempre di prendere il the con zia Maggie, della regina, dei cagnolinibbelli e di tutte queste stronzate varie che piacciono agli inglesi.
L’infanzia di Ray e Dave Davies deve essere stata una vera e propria bomba: ultimogeniti di una numerosissima prole, nati in un sobborgo a nord di Londra, hanno basato la loro intera carriera rievocando ricordi di quando erano bambini, tanto da chiamare una canzone come la via di casa loro (Denmark street), un intero album con il nome del sobborgo (Muswell Hillbillies) e un triliardo di altri lavori con altre reminescenze del passato ( …una rock opera sul cognato…sì detto così fa ridere però è un album di cristo, ascoltatevelo). Inoltre non risparmiavano aspre critiche nei confronti del movimento beat che caratterizzava la Londra di quegli anni (le canzoni “Dedicated follower of fashion” o “Dandy”).
L’espressione più alta di questo loro sientimento per il passato è sicuramente il concept album “The Kinks are the Village Green preservation society” in cui è mostrato al mondo il loro amore per la vaudeville, la musica anni ’20, i piccoli centri abitati della campagna inglese e i vecchi valori di una volta, non a caso considerato il capolavoro assoluto del gruppo.
La prima canzone (“we are the Village green preservation society”) riassiume appieno tutto ciò che l’album vuole esprimere:
We are the Skyscraper Condemnation Affiliates
God save tudor houses, antique tables and billiards!
Preserving the old ways from being abused
Protecting the new ways for me and for you
What more can we do?

Concetto riespresso nella maggior parte delle canzoni successive: “Village green” citata all’inizo del testo, “Do you remember Walter”, “Last of the steam-powered trains” canzone blues in cui Ray Davies si paragona ad un treno a vapore in disuso messo in un museo per far spazio ai nuovi treni grigi, e via dicendo.
L’album contiene poi una delle canzoni più note dei Kinks, “Picture book” (a-scooby-dooby-doo!) che penso sia stata usata in così tante pubblicità di fotocamere che Ray Davies con tutti i soldi fatti con i diritti concessi si sarebbe potuto mettere apposto i denti una sessantina di volte . Notevolissima “Phenomenal cat”, storia di un gatto grasso che mangia sempre e che quando era magro ha girato il mondo (andando persino a Kathmandu…eheheh *Cat*mandu!) decisamente indianeggiante, nel gusto dell’epoca, e la bellissima “Starstruck”, della quale consiglio la visione del video, che inizia con Ray Davies che in un parco corre verso un bambino di massimo 5 anni che si caca in mano e viene trascinato via a forza dalla mamma, della serie che per un videoclip del genere oggi si rischia la galera.
L’album, manco a dirlo, fu un flop commerciale, ma ricevette copiose sviolinate dalla critica ed è tutt’oggi considerato uno dei massimi capolavori della musica pop anni ’60, nonché il manifesto vero e proprio del pensiero dei Kinks, tanto che negli anni ’70 seguì l’imponente progetto “Preservation act 1&2” che al contrario, per un’ironia della sorte, pose fine al periodo d’oro del gruppo e diede inizio ad un veloce declino di popolarità.
Se non lo avete mai ascoltato non siete degni della mia stima.

"I are Michael Charles Avory, drummer
I be Peter Alexander Greenlaw Quaife, bass player
I is David Russell Gordon Davies, guitarist and singer
I am Raymond Douglas Davies, guitarist , keyboard player and singer
they are Brian Humphries, Alan Mackenzie who contributed
you are our friends for playing the record."

[scritta all’interno del 33giri e successivamente delle versioni su altri supporti]

God save the Village Green!


Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Paperblog : le migliori informazioni in diretta dai blog