Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
2009
La prima volta che ascoltai "Empirismo eretico", primo brano di questo "Memorie e violenze di Sant'Isabella", fu come se un treno mi avesse colpito in pieno stomaco: senza fiato, esterrefatto ma anche furente, triste, depresso, sconvolto. La seconda volta fu uguale, così anche la terza e idem per tutte le volte successive. Ogni volta la stessa cosa. La storia della morte di Pasolini, Ostia, la foce del Tevere, quelle parole prima sussurrate e poi urlate, urlate, urlate "come si urla una bestemmia".
Questo è un disco di "normale" post-rock con parti vocali declamate, alla Massimo Volume, o cantate come una nenia; di quelle nenie cui il C.S.I. ci ha ben abituato. Ma la sua importanza, forse, trascende la musica. Tre brani su Pasolini, tre su Nazim Hikmet e un altro su Arthur Rimbaud: non una passeggiata di piacere, quindi.
Su Pasolini immagino sappiate già un po'. Per quanto riguarda Nazim Hikmet fu uno straordinario poeta turco della prima metà del '900 che scontò 12 anni in carcere e altri 12 in esilio per propaganda comunista. In prigione scrisse degli appassionati versi liberi che mescolavano il suo attivismo politico con l'amore, fortissimo, per la moglie.
Arthur Rimbaud fu un poeta simbolista francese vissuto alla fine del XIX secolo. A 24 anni decise di lasciare la letteratura per partire alla volta dell'africa dove diventerà un mercante d'armi.
Vite intense e incredibili per un disco intenso e incredibile: molto difficile da ascoltare per intero e forse non tutte le tracce sono ottime ma, a mio parere, varrebbe l'acquisto solo per la prima colossale e lacerante traccia.
Preparatevi alla botta in pancia.
P.S.: Si ringrazia Radio Molotov per la dritta. Qui una bella recensione.
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