sabato 16 aprile 2011

David Bowie - "Aladdin Sane"


1973

Record Store Day 2011 (leggi qui)

In realtà questo non è propriamente il primo album che abbia mai avuto. Il primo album della mia vita fu "Bagus" di Cesare Cremonini che mi regalò mio padre, che ascoltai una volta e che regalai a mia zia, una di quelle cose da non raccontare mai.
Il primo album di cui mi innamorai follemente (e che continua ad essere uno dei miei album preferiti al mondo) fu invece "The Rise & Fall of Ziggy Stardust & the Spiders from Mars" di David Bowie, ad undici anni. Era di mio fratello e lo ascoltai per tutto il tragitto scuola-dentista-Ikea-casa, e, come spesso dico molto pomposamente, mi cambio la vita da così a così assieme a "The Velvet Underground & Nico", che ascoltai poche settimane dopo. Prima di quel momento il mio gruppo preferito erano i Red Hot Chili Peppers, che vabè per una bambina di 11 anni è già molto, però a ripensarci, matonna.
Era la prima media quindi, quei magici anni in cui o sei un koatto del Bronx o sei uno sfigato da menare, io non parlavo quasi con nessuno e se qualcuno mi chiedeva qual era il mio gruppo preferito rispondevo “i Nirvana” (che effettivamente mi facevano cacare di meno di adesso, neh) perché tanto a undici anni, alla scuola media Vigna Piammerda (oggi I.C. Nino Rota), sai quanti bambini sapevano chi fosse David Bowie; dicevo i Nirvana perché erano più nazional-popolari, ogni tanto Mtv impazziva e li passava, ci facevo meno la figura dell’emarginata sociale. Poi arrivavo a casa e mi ascoltavo il glam rock a stecca: Bowie, Lou Reed e T.Rex in genere. La musica anni ’60 è arrivata a quattordici anni con "Beggars Banquet" dei Rolling Stones, la new wave e il punk ancora dopo.

Ma quindi, cos’è stato per me “Aladdin Sane” di David Bowie? È stato il primo album comprato con i miei soldi, pagato con una banconota da 50€, da Pop Music ai Colli Portuensi. Avevo dodici anni.
Il mio primo acquisto, il buon vecchio "Aladdin Sane", incontra il nuovo arrivato, comprato ieri pomeriggio. Tema della foto: nuove e vecchie glorie.

Fino al liceo, come ho già fatto capire, ero tremendamente timida e mi vergognavo di quasi tutto quello che facevo: tenetti nascosti i miei cd per anni e li ascoltavo solo la sera quando ero da sola in camera, quindi per me "Aladdin Sane" fu una forma di emancipazione davvero paurosa, già per il fatto che presi coraggio per chiedere al frocione del negozio se me lo andava a prendere in magazzino. Fu anche l’album che ascoltai di più in tutta la mia vita: nonostante non fosse assolutamente tra i migliori di David Bowie, ogni sera per almeno tre anni, fisso & categorico, me lo ascoltavo dall’inizio alla fine, lo portai pure al esame del Trinity in terza media come oggetto da mostrare alla tipa per parlare del topic da me scelto, che era David Bowie ovviamente, eccheccazzo (uscii con B, se a qualcuno può interessare).

"Aladdin Sane" è un album che si fa amare dal primo ascolto, così glam (che poi non è altro che hard rock eseguito da un finocchione), così patinato, la copertina poi è una bomba. Creato da un David Bowie cocainomane come pochi, con Mick Ronson alla guitarra (tanto brutto quanto branda)…mmmmh che belli i pochi ricordi felici della pre-adolescenza.

Se qualcuno mi chiedesse di consigliargli un album di David Bowie, prima urlerei di piacere, poi gli consiglierei "Ziggy Stardust", "Heroes" o "Station To Station".
"Aladdin Sane" non sarà mai ai livelli di questi tre (e anche di altri), ma è stato un farmaco molto potente per combattere gli scurissimi anni delle medie. Amen.

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